Il cibo industriale confezionato diventa sempre più light. A partire dal primo aprile infatti il contenuto di acidi grassi trans scende al di sotto del 2% della quantità totale di grassi. Lo evidenziano, in una nota, l’Unità di prevenzione e protezione del Cnrdi Roma e la Siprec (Società italiana per la prevenzione cardiovascolare).
Anche il cibo industriale confezionato si muove verso una direzione salutistica. Gli acidi grassi trans, a partire da aprile, scendono al di sotto del 2% della quantità totale di grassi. Lo hanno evidenziato il Cnrdi Roma e la Siprec in collaborazione con altre società scientifiche, fondazioni e associazioni che si occupano in Europa di prevenzione cardiovascolare.
Il provvedimento rientra nell’ambito dell’European Heart Network (Ehn) di Bruxelles. La regolazione (“Commission Regulation”) del contenuto di acidi grassi trans nei prodotti industriali è un grande traguardo. I protagonisti dell’iniziativa infatti, partecipando a call indette dalla Commissione Europea, hanno portato avanti una battaglia in Europa che è durata anni, ma che alla fine è riuscita a ottenere un’importante risultato.
L’obiettivo del Cnr e della Siprec è più ambizioso e in linea con il piano “Replace” dell’Organizzazione mondiale della sanità. Si punta infatti ad eliminare completamente l’impiego degli acidi grassi trans nei prodotti industriali entro il 2023.
La riduzione degli acidi grassi trans sotto la soglia del 2% del totale dei grassi presenti in un prodotto confezionati, secondo i ricercatori, concorrerà a ridurre il rischio cardiovascolare in Italia e in Europa. Esperienza già dimostrata in altri Paesi europei e non.
La Danimarca, che già nel 2004 ha attuato una politica di riduzione del contenuto di acidi grassi trans nei prodotti industriali, ha ridotto le morti cardiovascolari del 3,2%, dato migliore rispetto agli altri Paesi europei.
Il comune di New York City ha imposto ai ristoranti di sostituire gli acidi grassi trans con grassi più salutari: anche qui, si è registrata una riduzione della mortalità cardiovascolare del 4,5% negli anni successivi a tale provvedimento restrittivo. Ben venga, quindi, questa netta limitazione nell’uso degli acidi grassi trans nei prodotti confezionati.
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