Bulles de Comptoir #10, lo champagne capolavoro di Dufour che ci fa sognare

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Ci sono gli champagne da Instagram, quelli da oligarchi e quelli socialisti. E poi ci sono quelli di Charles Dufour, uno dei motivi per cui ancora sono felice di fare il mestiere che faccio. Alcune volte, in questo presente che si nutre di notifiche e inerzia nel grigiore dell’eno-mondo, del naturale depotenziato, ci sono ancora vini così: infiniti, appaganti, bellissimi. 

Bulles de Comptoir #10 è uno champagne della Aube, gli unici a non essere quotati in borsa o di proprietà di fondi di investimento con sede nei paradisi fiscali. La Aube, come tutti i “Sud”, ha dovuto lottare per diventare quello che è e, come tutti i “Sud”, è sempre considerata un po’ meno elegante, meno charmant, meno social, un luogo da cui vengono gli champagne che non fotografi ma che bevi soltanto.

La Aube è però l’unico luogo da cui ancora vengono champagne che sanno di jazz, di futuro, di domani. L’eleganza nella Aube è sinonimo di sobrietà, mai di voluttà. È l’eleganza blues del pinot nero, fisico, anarchico e decisamente sublime.

Questo champagne non ricorda quelli che si bevono di solito, nemmeno quelli cari. La visiva leggermente ossidativa, il perlage, un naso di miele di castagno, albicocca, libertà e ottimismo. Senza solfiti aggiunti, si sente subito al naso come la chimica lasci il posto alle terra. Le sensazioni non hanno mai nulla di chimico o di costruito. Una bolla senza botox come se ne trovano poche.

Al palato, beh, è il pinot noir non ucciso dalla chimica, punto. Con la sua anima anarcoide libera di esprimersi, la sua tensione erotica e carnale non addomesticata, è un vino che appaga intellettualmente solo dopo avere dato una scossa al corpo. Un vino fisico prima e mentale poi, rigorosamente in quest’ordine. 

Insomma, lo champagne da bere per sentirsi vivi. Come tutti i figli del sud, Bulles de Comptoir #10 sa di blues, speranze e illusioni. Una bolla che fa dell’intensità la sua cifra vera, lontanato dalle mode, dall’ hype e da tutto. È uno champagne che parla all’anima.

Da stappare, senza rumore, ascoltando un brano che nel ritmo e nella malinconia ne ricorda lo spirito ossidativo con ottimismo già nel titolo: Future Nostalgia. Un brano di Dinos assieme alla donna più bella del mondo, Lous and the Yakuza.

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