La passione per il pokè ha invaso anche l’Italia. Il mercato nazionale infatti registra un valore di 86 milioni di fatturato nel 2020. Tocca i 98 milioni nel 2021 e si prevede possa arrivare a 143 milioni nel 2024.
Dalle Hawai all’Italia. La voglia di conoscere ed esplorare cucine diverse ha portate ad una vera e propria esplosione di piatti esotici sulle tavole italiane. Anche il pokè ha il suo momento di gloria. Lo testimoniano i dati del report “Il mercato del pokè in Italia” realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Piccole e medie imprese (Pmi).
Il fatturato delle pokerie italiane registra un vale di 86 milioni nel 2020 e non si ferma. Nel 2021 infatti tocca i 98 milioni e si prevede possa raggiungere 143 milioni nel 2024. A livello mondiale, in termini di valore di mercato, nel 2020 il settore dei pokè bar ha raggiunto un volume d’affari di 1,74 miliardi di dollari e si stima che possa arrivare a 2,9 miliardi di dollari nel 2024. Nel 2020 la European Food Agency ha dichiarato che il pokè occupa la nona posizione sui top 30 cibi ordinati.
Gli analisti segnalano che a guidare il trend nel Belpaese sono nove catene principali che dominano il mercato nelle maggiori città (Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli) affiancate da Pokè Bar indipendenti, per un totale di 378 ristoranti. La prima in termini di fatturato, secondo l’analisi, è Poke House.
Immagini da Pixabay
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