Strano il destino del Nero d’Avola, i sommelier, specie quelli siciliani, si vantano di non berlo, il pubblico beh, il pubblico lo associa ai vini in offerta nei discount 2/3 euro, come certi doppi live di Marco Masini, nei cestoni di metallo delle offerte a tre euro e novanta, della Feltrinelli.
Destinato ad essere frainteso, poco capito, travisato nella migliore delle ipotesi, tradito, nelle peggiori, anche da quelli che dicono di amarlo, il Nero d’Avola vince premi solo se in assemblaggio, spesso non dichiarato, con altre uve (sulla carta più nobili), sembra essere già concepito per le esportazioni, per bottiglie che nascono già schiave di una mentalità coloniale, come troppo spesso le cose del sud, di tutti i sud del mondo.
Poi però ci sono le buone notizie, molto buone come nel caso di questo red red wine, un vino che nasce a Noto, anche se lo conoscono, ironicamente, in pochi, e che a discapito del nome, è leggiadro, suadente, calvinianamente leggero, e, paradossalmente non troppo rosso.
Libero dalle tragiche sensazioni di cappero e di pepe nero, il Red Red Wine di Campisi emoziona, già molto in questi tempi di eno-apatie in bottiglia, senza essere troppo assertivo, che punta sulla dinamica più che sull’intensità, solare sì ma mai insolente. Un vino così piacevole da bere che lo berresti in uno Zalto, oppure a collo, su qualche spiaggia off con poche luci, un vino che vince di cuore più che di testa, educatamente ammiccante, con piacevoli chiusure saline che fanno tanto estate al mare come un pezzo di Giuni Russo.
Uno di quei vini che se inviti una donna a salire a casa “bere un bicchiere di vino”… è così buono che te lo bevi davvero, e pure lei anche due o tre, per cui consiglierei un acquisto non di singole bottiglie, ma di almeno di tre, prima, durante e dopo l’amore.
Un vino che appaga, tanto e rimane a lungo, nel palato, una 2015 con lo swagger d’un ragazzino alla faccia di chi pensa e dice che i vini naturali non sono fatti per restare nel tempo.
Io lo bevo con un pezzo molto sghembo, le Haim che campionano Lou Reed, il pezzo si chiama Summer Girl che diciamo è la persona con cui lo berrei, anche in inverno.
Fresco giovane ottimista come è sempre meno facile esserlo di questi tempi, un vino difficile da bere responsabilmente, perciò consiglio di scaricare l’app di my taxi, prima affondare il cavatappi nel sughero.
(articolo originariamente scritto su WineVibes – Vini naturali e pensieri di un sommelier con la coppola a questo link)
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