Pietragialla 2022, così La Chiusa nobilita il Catarratto e lo eleva a grande vitigno

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Non si pensa mai al Cataratto (volutamente in maiuscolo) come grande vitigno tout court. Al massimo, se ne parla come grande vitigno siciliano, forse a volerne limitarne il potenziale di grandezza. E se invece questo Cataratto nato a Montevago, luogo ancora troppo famoso per il terremoto di cui è stato a suo malgrado protagonista, fosse semplicemente un grande bianco italiano? Non va di moda, non si beve per hype. Si beve, se si beve, solo perché è buono, proprio come in questo caso. 

Questo Pietragialla 2022 presenta una visiva dorata intesa, figlia non di macerazioni accanite, ma di lettura di vigna e di un’idea territoriale forte. Un olfatto sulfureo, ma non diabolico, in cui frutto e mineralitá trovano una sintesi mirabilmente equilibrata che non diventa mai armistizio.

Al palato questo è un vino che vince e convince: incanta per intensità, appaga per la freschezza e convince per la persistenza in bocca. Un vino siciliano da spedire in orbita se un alieno chiedesse di capire come funziona a queste latitudini la vitae. 

Il Pietragialla 2022 di La Chiusa

Un vino di chiaroscuri, di contraddizioni, di cose che, in teoria, insieme non dovrebbero andarci quasi mai. Potenza ed eleganza, intensità e freschezza, cose così. Forse La Chiusa è la cantina più importante di cui non avete mai sentito parlare e a cui forse appartiene il futuro, se non di un’isola intera almeno di una parte. Di sicuro di quel coté agrigentino di cui si parla sempre coi colori virati sul rosso. 

Stefano Ientile è poco social, poco socievole, “poco” un sacco di cose, ma fa grandi vini, da molti anni, in un luogo che forse se non ci fosse lui sarebbe famoso solo per i terremoti. Assaggiate questo Xataratto, ricorda, il Miles Davis elettrico, pulsante, a volte estremo, mai banale, sempre poetico. Abbinamento consigliato: Spanish Key, lui è Miles, al Sax c’è Wayne Shorter. La musica come questo vino è intensa e magnifica. 

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