Il Foodtech non conosce crisi. Nonostante la pandemia abbia messo in ginocchio il settore della ristorazione e le relative filiere, il mondo della tecnologia applicata al cibo continua la sua avanzata.
Il Covid non ferma il Foodtech, il settore non conosce crisi
Trend in continua crescita per il Foodtech. Il settore conta 65 miliardi di investimenti in dieci anni, più di 5.348 imprese, 4500 operatori e un tasso di crescita annuo del 42%. Anche il 2020, l’anno della crisi globale a causa della pandemia, conferma l’ascesa con 17 miliardi di euro di investimenti. A rilevarlo è il rapporto “The state of global Foodtech report”, elaborato da Talent Garden.
I Paesi capofila sono Stati Uniti e Canada. Qui che si concentra più della metà degli sforzi economici mondiali, con 34 miliardi di risorse impiegate negli ultimi dieci anni e più di 1300 players tra startup e aziende più mature.
Segue l’Europa con 14,3 miliardi e l’Asia con più di 13. Per quanto riguarda l’Italia, invece, il mercato è ancora sbilanciato sul food piuttosto che sul tech.
LEGGI ANCHE: L’agricoltura investe sull’hi-tech, Cia chiede al Governo un superbonus fiscale
Le nuove tendenze
Tra i settori in cui il Foodtech emerge di più c’è l’agricoltura al primo posto. L’agritech si diffonde a macchia d’olio, cambia il modo di fare agricoltura e di guardare a nuovi prodotti nell’ottica della sostenibilità.
Sulla scia dell’attenzione all’ambiente e ai nuovi prodotti si colloca poi il Next-gen food and drinks. Si tratta di cibi e bevande di nuova generazione, come carne-non-carne o insetti. Seguono poi le cucine e i ristoranti tech, le app e i servizi per i consumatori, il riciclo, la trasformazione e infine la tracciabilità.
Ottime performance, in termini di “funding”, anche nel delivery, che con investimenti di 31,5 miliardi di euro, coinvolge il 48% dell’intero settore Foodtech.
Lascia un commento