Not Rassenga vini franchi 2020
Che fosse bello ce lo aspettavamo, dopo l’esordio, brillante, dell’anno scorso, ma che fosse così bello, forse not.
Una tre giorni, quella dedicata ai vini franchi, che ha colorato di vita ed energia una Palermo che a gennaio va quasi in letargo, dove molti ristoranti sono in ferie, la gente esce poco di casa, e che rischia di assomigliare in modo sinistro a una città del nord.
Tanti gli eventi off, per scaldare i motori, nei ristoranti e le enoteche del capoluogo siciliano, quasi tutti sold out, segno che sono in tanti ormai nel mondo del food a Palermo ad avere capito che Not è prima di tutto un’occasione per la città tutta, e l’unico vero evento destagionalizzante, che esiste in Sicilia ad oggi.
La location e l’allestimento stupiscono, per qualità e formato, anche i vignaioli più giramondo, ma d’altronde quando di mezzo c’è la squadra di Franco Virga, le good vibes sono una certezza; altissima la qualità dei dibattiti delle Masterclass, (imperdibile quella di Sangiorgi e Gallello sui vini di Emidio Pepe), ma la cosa più importante in una fiera di questo tipo sono i vini, e sono stati quelli come sempre, a non deludere.
Partiamo dalle conferme, siciliane perlopiù alcune quasi scontate, come Ayunta, il suo Piante Sparse è un Etna bianco che emoziona prima e convince poi, non un grande bianco dell’Etna un grande bianco, punto.
Sempre dalla Muntagna arrivano altre grandi conferme, Etnella con i suoi rossi territoriali sempre più precisi nel loro essere completamente fuori dalle coordinate canoniche, i vini che mandare nello spazio se un alieno mi chiedesse di spiegargli il concetto di Terroir.
Scirto coi suoi rossi di pura energia, e le cui vibrazioni restano a lungo non solo sul palato, e a seguire, sempre sul versante energetico, con l’Etna più viscerale, quello di Bruno Ferrara Sardo col suo Nnzemula un rosso modernissimo, nel suo essere fieramente arcaico ed impossibile da addomesticare davvero, per finire Grottafumata, una poetica storia di vini emozionanti e puri, come chi li fa, una grande scoperta etnea.
Su Badalucco, Barraco, Guccione i Viola’s Brothers non dirò molto per motivi di spazio, ma devono ancora fare un vino che non mi piaccia, e forse non ci riusciranno mai.
Altre due conferme brillanti, sono quelle di Stefano Amerighi il principe del Syrah, e di A’ Vita, un Cirò che crea dipendenza.
Nuove grandi Not Vibes dall’altra isola maggiore, la Sardegna, con Tenute Dettori, quest’anno finalmente presente, vini da bere con chi amate, o anche con chi ancora non vi ama, e dalla Toscana con Paolo Marchionni un filosofo prestato al (grande) vino, il cui sangiovese è di raro magnetismo, e poco lontano sempre nella terra di Dante (non di Renzi), Ficomontanino, rookie of the year che imbottiglia la sua prima annata, dal potenziale pazzesco, vini dalla raffinata intensità che ricordano Roberto Baggio in maglia viola.
Ma una fiera di vini naturali non avrebbe senso senza le bollicine, ma non (solo) quelle classiche, ma i meravigliosi pet-nat, i vini del futuro, ma che abbiamo potuto bere già ora, per fortuna: i cru della Val D’Enza (terroir tra i più vocati al mondo per l’enologia) di Stefano Pescarmona, autore di una malvasia frizzante che in bocca ricorda per agilità ed efficacia il Leo Messi degli esordi, i vini elettrici di Luca Elettri, un Veneto sui generis, come i suoi vini, ne fa tanti, mi piacciono, tutti, sempre, se dovessi dirne proprio uno direi lo Spumante Ramato GE 1 e per finire, Divella, dalla Franciacorta coi suoi Metodo Classico dosaggio zero, adatti agli amanti delle emozioni forti.
Di indimenticabile non ci saranno solo i vini, le masterclass e i dibattiti, ma anche il divertimento, la festa del sabato nel locale Libertà (ultimo nato in casa Good Company), resterà nei cuori di tutti, vignaioli e non, una di quelle feste in cui è tutto perfetto, e non ce ne sono quasi più, forse perchè quando ci sono vini naturali e musica, la felicità è una cosa abbastanza semplice.
Forse ci saranno eno fiere più affascinanti, più raffinate, con più tradizione, non credo ce ne siano dove si sta così bene, e dove le vibrazioni sono sempre tutte giuste, l’unico rimprovero che mi sento di dovere fare Not è di esserci solo una volta l’anno.
Articolo originariamente pubblicato sul blog di Stefano Bagnacani WineVibes al seguente link
Lascia un commento