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Scoprire Grottaglie (Ta) attraverso tre storie esemplari
06 Gen 2020 23:20

Per scovare la Grottaglie più autentica, quella dall’anima produttiva, affascinante e più segreta, occorre deviare dai tradizionali percorsi ed affidarsi alla guida di chi si spende per il territorio. Così, in compagnia di Enza De Carolis, Luigi Armentano e Ciro Cavallo (organizzatori dell’ormai nota kermesse “Vino è Musica” e della recente fiera “Evoluzione Naturale” dedicata ai vini secondo natura) si scopre quel volto del borgo pugliese ricco di un’operosità ed ospitalità tanto rare quanto inattese.

Cooperativa Pruvas: Quando lungimiranza, caparbietà e desiderio di dare una “nuova” vita alla propria terra si incontrano in personalità profondamente innamorate delle proprie origini nascono, dunque, progetti meritevoli d’attenzione. E se queste storie di felice cooperazione emergono e resistono in un agro un po’ dimenticato come quello grottagliese, vale la pena investire del tempo per visitare la Cooperativa Pruvas. Nata negli anni Cinquanta (1956) ed ora diretta da Francesco Ettorre, conta ad oggi 600 conferitori in un areale segnato da alterne vicende di pianificazione territoriale e da recenti accadimenti che rischiano di scoraggiare il ritorno all’imprenditoria agraria. Una risorsa, quella agricola, che qui è motore e ricchezza, è incubatore di giovani desiderosi di riavvicinarsi alla campagna, nonché opportunità di scambio intergenerazionale. La Pruvas, riunendo soci di differente status e di diversa età, si configura pertanto quale ponte tra il passato ed il futuro, mantenendo ben solide le fondamenta di un oggi assai ricco di incertezza.

Ed infatti, dopo la crisi del mercato dell’uva da tavola – per anni protagonista delle monocolture di quest’angolo di Puglia – la riconversione alla viticoltura e all’olivicoltura ha significato e significa tutt’ora un progressivo adattamento strutturale, dei locali di lavorazione e riqualificazione professionale indispensabile a garantire l’operatività della Cooperativa. Merito del Direttore e del suo team, capace com’è di adattarsi per tempo alle dinamiche di mercato e determinato nell’imporre standard qualitativi assai elevati, specie se rapportati alle realtà del “cooperativo” o “consociativo”. Tanto l’olio quanto il vino, infatti, derivano da una attenta selezione della materia prima in campo e da una maniacale lavorazione, confermando l’esizialità del lavoro svolto nello svecchiare l’immaginario collettivo del vino e dell’olio locale come “prodotto da taglio”.

Le Radici del tempo: Forse nessun altro nome avrebbe potuto sintetizzare meglio la felice storia di Agostino e sua figlia Donatella che, nell’agro di Grottaglie, hanno deciso di tornare alle prassi agricole di “un tempo” per proiettare nel futuro quel ricco patrimonio di cui sono titolari. Ed infatti, dopo aver per anni conferito uva a terzi e aver dismesso produzioni di uva da tavola, decidono di dare una nuova e diversa dignità ad una viticoltura spesso massificata, facendosi ambasciatori e custodi di quei vitigni autoctoni spesso espiantati a favore di ben più redditizi “internazionali”. La loro è la “classica” e felice storia di famiglia, legata da sempre al Primitivo e al Negroamaro, a quelle uve piene, “calde” come il sole di queste terre e fiere come le genti di questo angolo di Puglia. Una scelta coraggiosa quella di dedicarsi ad un’agricoltura rispettosa della natura e dei suoi tempi, dell’attesa della maturazione dell’uva e della sua “identità”; coraggiosa altresì quella di restituire dignità ad un vino, imbottigliandolo, contrapponendosi così alla consuetudine, assai radicata nel territorio, dello “sfuso”.

Tremila le bottiglie prodotte, di ragguardevole eleganza, nelle quali si riconosce la territorialità di un vigneto, la tipicità di un vitigno e la passione di piccoli capaci vignerons.

Masseria del Duca: E’ l’emblema di una intelligente gestione futuristica di una masseria che affonda le sue origini nel passato: la Masseria del Duca, infatti, è quel luogo in cui i tratti propri di una residenza “nobile” dell’agro tarantino si amalgamano armonicamente con la storia recente. Il passato dell’olivicoltura e dell’arte casearia qui praticate da secoli, sono ad oggi valorizzate dalla lungimiranza della famiglia Cassese (proprietaria della struttura) che ha saputo svecchiare vetuste consuetudini e plasmare la Masseria alle mutate esigenze del mercato e dell’ambiente. Ed è proprio il rispetto della natura a costituire il leit motiv di una gestione incentrata sull’autosufficienza energetica, grazie ad un impianto di BIOGAS capace di produrre energia green attraverso fermentazione anaerobica degli scarti di lavorazione. Le produzioni gastronomiche della Masseria (prevalentemente, latticini, formaggi e olio) sono pertanto quintessenza di un’arte antica, di una conoscenza profonda della materia prima, di una ecosostenibilità effettiva e di una tradizione che si tramanda da secoli. Un paladino del territorio fuori confine.


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