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Dpcm, cosa cambia per bar e ristoranti tra zona rossa, arancione e gialla
05 Nov 2020 19:06

Il nuovoDpcm a semaforo” firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, vede l’Italia divisa in tre zone: rossa, arancione e gialla. Le regole da rispettare per il contenimento dei contagi da Covid-19 cambiano in base all’indice di rischio. Le nuove disposizioni, però, hanno creato una certa confusione per molti esercizi commerciali. Vediamo cosa cambia per bar e ristoranti in base alla zona di appartenenza della propria regione.

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Dpcm a semaforo, cosa cambia per bar e ristoranti

Il decreto firmato nella notte tra il 3 e il 4 novembre entrerà in vigore venerdì 6. I lockdown locali sono stati al centro di un lungo e difficile braccio di ferro tra governo e Regioni. L’Italia fino ad almeno il 3 dicembre sarà divisa in tre diverse aree, a seconda dell’indice dei contagi e delle fasce di rischio: una zona rossa (ad alto rischio), una zona arancione (intermedio) e una zona gialla (con rischio minore).

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Il cosiddetto “Dpcm a semaforo” ridefinisce le zone secondo l’indice di contagio Rt sulla base di un coefficiente elaborato su 21 criteri di valutazione.

Zona rossa – ad alto rischio

Le restrizioni maggiori si hanno nelle regioni che rientrano nella zona “rossa”. Una regione entrata in una zona rossa vi rimarrà per un minimo di due settimane, se poi la situazione migliorerà potrà uscirne. Chiusi i negozi al dettaglio, tranne quelli che vendono generi alimentari, le farmacie, le edicole e i tabaccai. Chiusi anche i mercati non alimentari.

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Per quanto riguarda servizi di bar e ristorazione, sono chiusi anche quelli. Si fa eccezione per le mense e i catering continuativi e su base contrattuale. Le consegne a domicilio e l’asporto sono consentiti fino alle 22. Vietato, però, consumare sul posto o vicino.

Restano comunque aperte le aree di servizio lungo l’autostrada e i servizi di ristorazione di stazioni e aeroporti.

Rientrano nella zona rossa: Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria.

Zona arancione – a rischio intermedio

Nelle regioni con uno scenario intermedio sono sospesi i servizi di bar e ristorazione a esclusione delle mense e del catering continuativi e su base contrattuale. Concessi la consegna a domicilio e l’asporto fino alle ore 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Restano comunque aperte le aree di servizio lungo l’autostrada e i servizi di ristorazione di stazioni e aeroporti.

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Dal punto di vista della ristorazione, quindi, non ci sono differenze tra la zona rossa e quella arancione. Ciò che cambia riguarda la possibilità di muoversi all’interno del proprio comune, e la possibilità per i negozi di rimanere aperti al pubblico. Aspetti che stiamo escludendo da questa trattazione.

Rientrano nella zona arancione Sicilia e Puglia.

Zona gialla – a rischio minore

Tutte le regioni non citate nei precedenti paragrafi rientrano nella zona gialla, quella a rischio minore. Qui la situazione resta più o meno invariata rispetto al Dpcm del 24 ottobre.

Ristoranti e bar chiusi alle 18 con possibilità di fare asporto fino alle 22. Vietato, però, consumare sul posto o nelle adiacenze. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per ogni tavolo, salvo che siano tutti conviventi.

Permessa senza limiti di orario la ristorazione interna agli alberghi e nelle altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti. Coprifuoco dalle 22 alle 5.

 


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