Green Pea, la nuova creatura di Oscar Farinetti, apre i battenti. L’edificio che la ospiterà a Torino, a partire dall’8 dicembre 2020, diventerà il manifesto della sostenibilità. Uno scrigno di prodotti improntati a scelte di vita ed economia sostenibile. La filosofia di Eataly si estende così ai prodotti non alimentari.
Green Pea, un nuovo format
Un nuovo format frutto di oltre sei anni di lavoro, tra cui due di cantiere. Green Pea si estende per quindi mila metri quadrati distribuiti di cinque livelli. Una vetrina per oltre cento marchi. Così come per il primo Eataly, anche questa volta il progetto è frutto dell’architetto Cristiana Catino di Acc Naturale Architettura con Carlo Grometto di Negozio Blu.
“Ciò che abbiamo fatto – spiega Catino, specialista in bioarchitettura con anni di esperienza nello studio di Renzo Piano a Parigi – è innanzitutto un omaggio all’architettura industriale di questa area di Torino. Come per il primo Eataly, del quale Green Pea è la continuazione anche visiva, siamo all’interno dell’ex stabilimento Carpano, del quale abbiamo così completato il recupero. Di qui scelte come la carpenteria a vista, che si accompagna però a materiali raffinati negli arredi e nelle finiture”.
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Una sfera solare di oltre un metro di raggio, un mini pala eolica alta cinque metri, due grandi installazioni a forma di fiore i cui petali si muovono orientandosi verso la luce, e una pavimentazione che crea energia dal passaggio delle persone.
Visto dall’esterno, sembra un guscio di lamelle di legno frangisole che ingabbia una struttura di vetro. Dal tetto si affaccia una piscina a sfioro, e le facciate si aprono a varie altezze per ospitare terrazze alberate. Il legno dell’involucro è abete recuperato dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia di due anni fa, materiale normalmente usato per realizzare strumenti musicali. Quello degli interni arriva invece da alberi recuperati dai letti dei fiumi delle valli piemontesi. La struttura portante è d’acciaio, materiale riciclabile al 100%.
Sostenibilità e bellezza
“La costruzione – sottolinea Catino – è stata progettata per essere energeticamente autonoma e a emissioni zero. L’alimentazione principale è prodotta dal geotermico con tre pozzi che raggiungono la falda acquifera. Poi ci sono gli elementi più giocosi come i due smart flower solari, inseriti per dare un segnale chiaro al pubblico già di fronte all’ingresso”.
“Nei posti di maggiore passaggio – rimarca – sono posizionate delle piattaforme di vetro a led violetti: calpestandole si produce energia, che viene quantificata in modo che ognuno possa controllare quanta ne sta creando, leggendolo in spazi appositi. Si tratta di tecnologie e materiali all’avanguardia e molto costosi, siamo fra i primi a farne uso in Italia”.
“All’elaborazione del nuovo format – racconta – abbiamo contribuito anche noi architetti. Il risultato è una grande integrazione fra la filosofia di Green Pea e l’architettura che la rappresenta. Parliamo di ventilazione naturale dell’edificio, verde inserito in modo massiccio sulle facciate e a copertura del tetto, luce naturale integrata da un sistema che fa intervenire l’illuminazione artificiale solo quando serve”.
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Il tetto ospita un Club dedicato all’Ozio Creativo, dotato di lounge bar, spa e piscina scoperta. I soci, svela Catino, saranno selezionati “in base alla loro capacità di produrre pensieri creativi”, che dovranno mettere a disposizione per mezzo di una App.
“Ci siamo immaginati Green Pea come l’edificio più sostenibile e più bello che avessimo mai visto – si legge sulla pagina Facebook -. Per una continua ricerca di bellezza e anche per uno scopo pratico: riuscire a trasmettere i valori in cui crediamo, rendendoli tangibili e accoglienti per le persone. Per riuscire a rendere concrete queste parole: from duty to beauty”.
Immagini dalla pagina Facebook di Green Pea
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