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“L’Isola del Tesolio. Le sfide future per il settore oleario di qualità”
23 Dic 2019 22:33

Il settore oleario è uno dei più importanti all’interno del comparto agricolo siciliano, ecco perché sono fondamentali momenti di incontro tra istituzioni, produttori ed esperti del settore.

La tredicesima edizione di Tesolio, il convegno organizzato da Premiati Oleifici Barbera e Co.Fi.Ol (Consorzio Filiera Olivicola) si è tenuto il 20 dicembre presso la Sala Lanza dell’Orto Botanico di Palermo. Co.Fi.Ol nasce su impulso di Manfredi Barbera di Premiati Oleifici Barbera nel 2011, proseguendo il lavoro di aggregazione di filiera iniziato nel 2001 dal Consorzio Oleifici Siciliani, con l’obiettivo di promuovere un processo di ricognizione, coesione e sviluppo della filiera olivicola siciliana.

Tante le figure istituzionali e non, intervenute per l’occasione. A dare il via alla discussione, moderata da Nadia La Malfa, è stato il Professore Paolo Inglese dell’Università degli Studi di Palermo. La sua è stata una riflessione a 360° sullo stato dell’olio siciliano. Secondo Inglese, è necessario, innanzitutto, fare una politica di taglio dei costi. La produzione di olio è, infatti, dispendiosa per i produttori che non hanno ancora implementato nuove tecnologie atte a permettere di applicare dei prezzi competitivi senza perdere di vista la qualità. Specialmente alla luce del fatto che anche all’estero ci sono prodotti eccellenti e che non è vero che l’olio d’oliva siciliano o italiano è il migliore in senso assoluto.

Bisogna valutare attentamente il reale valore del prodotto finale. Ad esempio, alcuni uliveti sorgono in territori molto difficoltosi da lavorare e con complicate situazioni climatiche (assimilabili alla viticoltura eroica). In questo caso è plausibile aumentare il prezzo finale.

Sempre secondo Inglese, gli imprenditori del settore dovrebbero cogliere delle importanti opportunità di guadagno come la presenza di carbonio negli uliveti. Questa potrebbe essere una possibilità utile per le realtà che non hanno la capacità di fare alta qualità e neanche grandi numeri. Proprio i numeri sono uno dei problemi più urgenti. Difatti, la produzione italiana riesce a supportare più o meno il 40-50% del fabbisogno nazionale, ragion per cui l’importazione da Tunisia, Spagna ed altri paesi produttori è necessaria.

Un’altra questione fondamentale è quella delle certificazioni. La certificazione vivaistica e sanitaria delle qualità di olio d’oliva è praticamente inesistente e certamente inadeguata. Quello esistente è un sistema debole che viene continuamente attaccato dall’esterno e che la nostra politica non riesce a tutelare. Questo è un aspetto tecnico essenziale che altre nazioni, come la Spagna, hanno affrontato trent’anni fa.

Sempre in tema di certificazioni, l’IGP gioca un ruolo fondamentale, soprattutto in casi come la Sicilia in cui la regione ha un fortissimo appeal. 

Questo è il momento di mettere in pratica quello che si è detto negli ultimi anni: fare sistema. D’altronde anche la sfida della sostenibilità sarà una prova di sistema e non del singolo, politica ed imprenditoriale. 

A seguire, è intervenuto il dottor Alberto Pulizzi, direttore dell’IRVO (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia) che si è appena insediato ma ha già le idee molto chiare sul settore oleario. Il suo parere è che quello dell’olio sia un settore che è stato a lungo trascurato, anche in Sicilia. Dovremmo, davvero, essere l’Isola del Tesolio, perchè proprio l’olio è il prodotto agricolo sul quale oggi vale la pena di puntare. È come se la Sicilia non avesse, ancora, capito che è importante la quantità ma è fondamentale la qualità. Il processo da seguire è quello attuato negli anni 90 nel mondo del vino siciliano.

Si torna a parlare di certificazioni, con Pulizzi, con qualche dato statistico. Solo il 3% dell’olio siciliano è certificato IGP, meno ancora quello certificato come DOP. Tra gli obiettivi dell’Istituto, c’è quello di far crescere la parte di produzione che viene ad oggi certificata. Per fare ciò bisogna trovare la strada migliore e sono proprio i produttori a dover dare le linee guida per farlo. L’istituto si impegnerà insieme all’università nella sperimentazione, la ricerca e la promozione.

Il convegno è proseguito con la Dottoressa Maria Borgese, controllo frodi sul web: “Oggi molti acquisti vengono fatti su internet, soprattutto tramite i grandi colossi come AliBaba, Ebay ed Amazon che, però, spesso veicolano informazioni errate. Negli anni sono state fatte delle convenzioni con questi portali. In primis con Ebay. In virtù dell’accordo e dei consorzi che vengono riconosciuti come proprietari intellettuali, l’inserzione fraudolenta viene segnalata ed il portale la valuta e rimuove. Spesso vengono inseriti rimandi alla Sicilia ed ai prodotti siciliani non utilizzati correttamente ma solo come specchietto per le allodole, vista la forza del brand Sicilia. Non solo viene individuata l’inserzione ma anche i siti e domini che utilizzano impropriamente la sicilianità di un prodotto”. 

Le nuove frontiere del controllo, dunque, si muovono principalmente sul web.

È intervenuto anche il Dottor Francesco Tabano, Presidente di Federolio che è l’associazione che unisce le imprese familiari italiane del settore oleario secondo la quale la produzione italiana è in aumento ma non abbastanza da contrastare quella di altri paesi, come la Spagna.

Secondo Tabano il mondo dell’olio oggi è ancora troppo legato all’andamento delle materie prime, si è poco lavorato sull’innovazione e sul marketing, la qualità deve essere percepita dal consumatore che altrimenti non sarà disposto a pagarla. Purtroppo il prezzo dell’olio in Sicilia non è mai cresciuto negli ultimi anni se non in casi di poca reperibilità del prodotto.

Altro punto trattato dal presidente di Federolio è quello dei Panel Test. Il panel test è rappresentato da un gruppo di persone opportunamente allenate e preparate all’assaggio degli oli vergini di oliva, con il compito di valutarli. Coloro che partecipano, tuttavia, sono educati a trovare il difetto, la frode e non la qualità. 

Tabano ha concluso ricordando che anno dopo anno la nostra capacità produttiva continua a calare e che la grande distribuzione non può essere accusata dell’andamento del mercato perché propone dei prodotti sottocosto. Bisogna migliorare in quantità, qualità e costanza. 

A sorpresa ha preso parte all’evento l’Assessore Regionale all’istruzione e formazione professionale Roberto Lagalla: “La Sicilia può e deve svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’olivicoltura italiana. Quello che si sta facendo, nell’ambito della formazione, è cambiare volto alla formazione professionale. Giovani 4.0, ad esempio è un progetto che prevede finanziamenti per gli studi in ambito agricolo, master, corsi di formazione d’impresa e corsi di inglese. L’avviamento e potenziamento degli apprendistati di primo livello. Importante è che le aziende facciano degli accordi con le scuole in modo da anticipare la formazione dei professionisti del settore. In conclusione, ha ricordato che bisogna integrare, creare reti e sinergie, altrimenti si corre il rischio di rovinare la capacità produttiva della nostra regione.”

Pietro Sandali, Direttore Generale Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano) ha individuato tre punti fondamentali per lo sviluppo del settore:

-l’attuale OCM è stato fallimentare. C’è la necessità di imporsi a livello europeo e di fare una nuova riforma seria ed utile ad impostare il settore. Ammodernare la filiera e le tecnologie, richiedere finanziamenti superiori a quelli dell’OCM attuale. L’ideale sarebbe passare dai trenta milioni dell’attuale OCM ad almeno ottanta; 

-occorre mettere in discussione i parametri di valutazione delle certificazioni e dunque la creazione di una nuova classificazione; 

-sia i consumatori che i distributori, hanno una bassissima conoscenza del mondo dell’olio. Stanno nascendo, in questa direzione, dei progetti di educazione e formazione. È necessaria una promozione del prodotto Olio, spiegare al consumatore l’importanza dell’etichetta.

Il tema delle denominazioni e certificazioni è importante ma riguarda, ancora, una fetta di produzione troppo ristretta. Anche le stesse denominazioni dovrebbero essere riviste dal punto di vista del marketing, ad esempio alcune denominazioni siciliane hanno nomi talmente legati ad aree ristrette del territorio da non essere nemmeno riconoscibili al di fuori dell’Italia. La prossima riforma partirà con un piano strategico nazionale perché bisogna agire ad un livello superiore rispetto a quello regionale.

Alla fine il professore Tiziano Caruso dell’Università degli Studi di Palermo ha dichiarato: “Nell’agricoltura di precisione il fattore fondamentale è l’uomo. È necessaria una maggiore consapevolezza e conoscenza a partire dalla scelta della pianta fino alla raccolta. Fondamentale è ricostituire la filiera e far si che ogni competenza venga rispettata e messa al servizio della produzione. Le tecnologie ci sono e sono mature ma vanno collaudate, diffuse e validate. A tal proposito, sono state individuate delle antiche cultivar siciliane che sono adatte ai nuovi sistemi di olivicoltura”. Il professore Caruso ha dato anche qualche dato riguardante la produzione: la Spagna ha due milioni e mezzo di ettari di uliveti e mediamente produce un milione e mezzo di quintali di olio con quattro varietà; l’Italia ha un milione e mezzo di ettari di uliveti e produce circa 300.000 quintali di olio con cinquanta varietà, dunque, prima ancora della qualità il nostro punto di forza dovrebbe essere la diversità!

Bisogna cambiare completamente approccio per rendere economicamente sostenibile il sistema.

L’uliveto, inoltre, deve avere una funzione produttiva ma anche di tutela del territorio (grazie all’elevata presenza di carbonio ed al fatto che l’Ulivo è l’albero che più di ogni altro riesce a fissare la Co2 quindi è estremamente positivo per la salute dell’ambiente e della paesaggistica).

Ha chiuso il convegno l’Assessore Regionale Risorse Agricole Edy Bandiera che ha sottolineato l’importanza di valorizzare, ascoltare, programmare e fare ancora di più per far crescere l’Oro Verde di Sicilia.

A seguito del convegno è stato consegnato il Premio Selezione Speciale Barbera alla Coop San Pellegrino di Martusa- Caltabellotta , nelle mani del suo presidente Pino Trapani.


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