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Consumi, aumentano le vendite dei prodotti “sugar free”: calo per le verdure in busta
01 Set 2020 07:58

Il lockdown imposto dall’emergenza coronavirus e la rinnovata attenzione alla salute hanno modificato le abitudini alimentari degli italiani. Da recenti ricerche è emerso infatti che i consumi di prodotti “sugar free” sono aumentati. In calo, invece, la vendita di verdure in busta nei supermercati.

Trend in aumento per le vendite degli alimenti “sugar free”

Gli italiani sono sempre più attenti agli effetti di ciò che mangiano sulla propria salute. Per questo motivo, quando si fa la spesa, si leggono con cura le etichette.

La vendita di alimenti che riportano la dicitura “sugar free“, infatti, ha avuto una notevole crescita. L’aumento è del +9,1%, rispetto al 2018, per i prodotti con claim “senza zuccheri aggiunti” e di un +7,6% per quelli con “pochi zuccheri”.

L’indicazione di mercato e l’attenzione agli zuccheri dei consumatori emerge con la settima edizione dell’Osservatorio Immagino di Gs1 Italy, realizzato in collaborazione con Nielsen. Lo studio incrocia le informazioni evidenziate su etichette e sell-out di 112 mila prodotti di largo consumo venduti nei supermercati e negli ipermercati italiani.

Consumi: boom di prodotti “free from”

Secondo l’analisi relativa al mondo dei prodotti alimentari “free from”,  i prodotti che hanno in etichetta un’indicazione relativa all’assenza di un ingrediente-componente (18,3% del totale food rilevato), sono 13.153 e realizzano un fatturato di 6,8 miliardi di euro.

L’Osservatorio Immagino rileva, tra i claim emergenti, “senza antibiotici” (+62,0%), “non fritto” (+6,1%) e “senza lievito” (+1,9%). Questi, spiega una nota, hanno “tassi di crescita interessanti ma una presenza a scaffale ancora limitata (0,1-0,4% della numerica)”.

Intolleranze e allergie

La ricerca conferma anche il buon andamento dei claim relativi all’assenza di componenti nutritivi responsabili di allergie o intolleranze alimentari.

Sugli scaffali di supermercati e ipermercati italiani l’Osservatorio Immagino ha trovato 9.431 prodotti che si presentano come “senza glutine” o “senza lattosio”, pari al 13,1% dell’offerta alimentare complessiva. Nel 2019 il paniere degli alimenti per intolleranti e allergici ha generato 3,7 miliardi di euro di vendite, ovvero il 14,5% del giro d’affari totale del paniere food dell’Osservatorio Immagino (esclusi acqua e alcolici).

Effetto lockdown: calano le vendite delle verdure in busta

Trend in calo, invece, per quanto riguarda i consumi di verdure pronte in busta. Questa volta a giocare un ruolo determinante è stato il lockdown. Da allora, infatti, gli italiani hanno cominciato a preferire prodotti più conservabili e la tendenza negativa non accenna a riprendersi. Lo fa sapere Confagricoltura.

L’81% dei consumatori di ortaggi freschi compra verdure quarta gamma: insalate per il 74%; ortaggi pronti al consumo (carote baby, julienne etc) per il 18% e altri prodotti da cuocere per l’8%. Le verdure di IV gamma costituiscono il 16% del valore degli acquisti di ortaggi freschi delle famiglie italiane. (fonte: Ismea).

Il 30% delle famiglie ha infatti ridotto i consumi di quarta gamma anche dopo la fase acuta della pandemia e oltre il 10% di coloro che compravano insalate in busta ha abbandonato il prodotto.

Confagricoltura chiede pertanto di intervenire con urgenza per un comparto che vale oltre 1 miliardo, un’altra vittima della pandemia.

“È una situazione preoccupante – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – dove occorre intervenire per ristabilire la redditività e la fiducia del comparto sul quale chiediamo di valutare in maniera concertata gli interventi più idonei, come già previsto per altri settori”.

Ripercorrendo la situazione del comparto, Confagri ricorda che il calo di vendite di insalate in busta e, in generale di ortaggi di quarta gamma, è iniziato con il lockdown, quando i consumatori, programmando la spesa per più giorni, avevano orientato i loro acquisti verso prodotti più conservabili.

Con la chiusura dei pubblici esercizi è poi venuta meno anche la domanda del segmento Ho.Re.Ca. Dopo la Fase 2, però, le vendite sono rimaste inferiori del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ancora condizionate dalla debolezza della domanda del canale della ristorazione.

 


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