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Covid, Pasqua in zona rossa: un italiano su tre rinuncia alle vacanze
18 Mar 2021 08:04

L’emergenza Coronavirus non ha ancora allentato la presa. Il Governo ha pertanto stabilito che nel weekend di Pasqua 2021 per tutta l’Italia vigeranno le regole della zona rossa. Bar, ristoranti, agriturismi e pizzerie chiusi, quindi, e spostamenti vietati. Una decisione che ha fermato i programmi di viaggio di 1 italiano su 3 per le vacanze.

Pasqua in zona rossa: 1 italiano su 3 rinuncia alle vacanze

L’Italia si ferma ancora una volta a causa della pandemia. Le misure anticovid stabilite dal Governo hanno portato al passaggio di mezza Italia in zona rossa a partire dal 15 marzo e per le successive tre settimane. Il resto del Paese è arancione, ad eccezione della Sardegna che rimane bianca.

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Se l’intento era quello di scoraggiare gli spostamenti, le gite fuori porta e le visite ad amici e parenti durante le feste di Pasqua e Pasquetta, l’obiettivo è stato raggiunto. Secondo un’analisi Coldiretti/Ixè  sugli italiani a Pasqua prima della pandemia, in riferimento alle nuove strette anticovid, ben un italiano su tre (il 32%) è costretto a rinunciare alle vacanze. 

“Una decisione pesante per la mobilità che riguarda il primo lungo weekend primaverile di festa che rappresenta anche l’occasione – sottolinea la Coldiretti – per le consuete gite fuori porta. Un appuntamento importante che segna tradizionalmente l’inizio della stagione per molti degli 24mila agriturismi italiani che sono stati duramente colpiti dall’emergenza Covid con perdite che hanno raggiunto 1,2 miliardi di euro“.

Lockdown di Pasqua, costa 5 miliardi alla ristorazione

Il lockdown di Pasqua, secondo Coldiretti, porterà perdita stimata di circa 5 miliardi. La notizia della chiusura non è stata accolta con gioia, soprattutto dal mondo della ristorazione, che è stato uno dei più colpiti dalla pandemia. Si stima una perdita di quasi 400 milioni considerando i quasi 7 milioni di italiani che tradizionalmente consumano il pranzo di Pasqua fuori casa.

La prospettiva spaventa molto perché rischia di aggravare le difficoltà della ristorazione e travolgere a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy. Ricordiamo infatti che il valore di vino e cibi invenduti dall’inizio della pandemia ammonta a 11,5 miliardi.

 

 


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